Estratto da “Le Memorie di un Tipografo”

Proseguendo «Alla riscoperta della antica Arte Tipografica» non si può far di meno di parlare del “PROTO”.

 

…il proto era un personaggio determinante nelle tipografie ed ha contribuito a fare la storia di queste. Quella figura che nella fattoria era rappresentata nel fattore, per capirsi.

Il proto era tutto quello che occorreva. Rileggeva i testi, dava l’approvazione alla stampa, controllava il lavoro in macchina e lo seguiva in confezione. Utile e capace, sapeva tutto del processo tipografico.

Una personalità al di sopra delle parti e delle trite questioni, imparziale, educato, istruito. Egli era in grado di sostituirsi ad ogniuno eseguendo qualsiasi cosa a perfetta regola d’arte. Sopra di lui, il direttore, sempre ben vestito che manteneva i rapporti con i clienti, li andava a trovare e recepiva le forniture. Portava le bozze, spesso riviste e corrette, esigendo il “Visto si Stampi” senza il quale il lavoro di stampa non sarebbe mai stato eseguito, salvo che il proto non si addossasse le sue responsabilità di esecuzione. La stampa è severa. Guai a sbagliare. A volte si vanifica un lavoro di mesi e mesi e di giri di bozze infiniti, per una sciocchezza. Ebbene diventare un proto giovane, intorno ai 25 anni, era un’eccezione. Poteva diventarlo solo se questi era stato molto vicino ad un proto più anziano, generoso e poco geloso, oltre a possedere caratteristiche attitudinali rare. Piero lo divenne. Ma dove un Proto si esprimeva al meglio era nell’aspetto o nella composizione della pagina. Egli sentiva tutte le influenze del momento. La scelta dei titoli, gli accostamenti degli stili, le famiglie dei caratteri, i vuoti, i pieni delle pagine, l’interlineatura e la spaziatura… facevano diventare una pagina un capolavoro. E a seconda del tipo di pubblicazione, dividere il testo in colonne o a pagina piena, allinearla e abbellirla con le immagini… ecc. ecc.

Poi vennero gli ‘Architetti’ delle scuole d’Arte di pubblicità e grafica; ma fino ad un certo punto, tutto ciò era demandato al proto, alla sua espeienza, tramandata molto dal «sentito dire» che gli aveva insegnato tante cose e da un suo spiccato gusto personale. Era ancora scienza empirica, figlia del suo tempo, ma fu precursora di una moderna arte tipografica, fatta propria dai computer, facilitando poi enormemente il lavoro manuale e le umane difficoltà, migliorando le esecuzioni.

 

Questo testo è stato estratto da “Le Memorie di un Tipografo”  di Ugo Francalanci.

Il libro potete trovarlo presso il “Centrolibro” a Scandicci – Resistenza – La Maschera.

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