Parliamo di due caratteri…storici. Quando l’elegante corsiva inglese incontrò l’austero Bodoni

Parlare di soli due caratteri è come parlare di due sole persone in una città con migliaia di abitanti. Sì, perché tanti e forse di più sono i caratteri esistentima il numero rimane difficile da definire poiché di ognuno di essi ci sono tantissime varianti. 

Ogni fonderia di caratteri ha costruito un certo tipo o “famiglia” che è assai simile al primitivo, inventato magari quattro o cinque secoli fa, con lo scopo principale di conquistarsi una porzione di prezioso mercato. Ne ho scelti due che hanno caratteristiche completamente diverse, ma entrambi possiedono una propria storia e una loro spiccata personalità e soprattutto una compatibilità che affascina.

La Corsiva Inglese(come è chiamata dai calligrafi) è nata in Francia, ma è stata adottata in Olanda e allevata in Inghilterra. È sempre stata considerata lo stile più elegante, aristocratico, funzionale ed evocativo. I Ministeri e gli Enti Pubblici la scelgono senza esitazione per le loro comunicazioni, per gli inviti, le partecipazioni,  venti internazionali e mostre. 

Il Bodoni: severo, rigoroso, classico ed elegante, adatto per testi in cui si vuol dare ad una pubblicazione un’impronta seria che ispiri fiducia e, per questo, è molto adoperato nei testi classici e ecclesiastici. Stanno bene insieme, sono compatibili come una bella coppia di bravi signori. 

tre effe arti graficheTornando indietro nel tempo, di circa tre secoli, precisamente nel seicento olandese, i calligrafi dei pubblici uffici e delle Compagnie Mercantili adottarono La Corsiva Inglese poiché saper scrivere e comporre bene divenne fin da allora una vera e propria professione assai richiesta e ben retribuita. In quel periodo i calligrafi raggiungono il massimo, con virtuosismi, svolazzi e divertimenti vari. La tipografia si tiene a debita distanza, osservando e sapendo di non poter competere contro simili follie.  Infatti, tra il seicento e il settecento il carattere tipografico è in una fase di lenta evoluzione, anche se si perfeziona assai con la possibilità di comporre fregi, cornici, spartiti musicali, ecc.  Con le nuove scoperte e le nuove esplorazioni i traffici marittimi si infittiscono, aumentano le merci e gli scambi. Crescono le esigenze di  regolarizzarli e non c’è più tempo per gli svolazzi dei calligrafi. Anche la Cancelleria papale di Avignone aveva anticipato i tempi proponendo una bellissima corsiva con lettere “legate” (cioè di tratto continuo) fluida e leggibile.

Più tardi la scuola calligrafica olandese ebbe l’occasione di incontrare i nuovi calligrafi inglesi. Charles Snell e George Bickman autori dell’importante trattato calligrafico The universal Penman, approfittando dell’abbondante materiale che proveniva dai ricchi commercianti olandesi, in pieno Settecento, riuniscono il lavoro di ventiquattro migliori calligrafi inglesi. Da allora, adottarono la scrittura corsiva molto  intensamente, anche se in Inghilterra fece fatica ad affermarsi. Ma comunque, nell’Europa commerciale ed ecclesiastica, ormai si scriveva quasi tutto con questo stile. 

È il momento in cui la tipografia tenta la versione meccanica. Nel 1798, Firmin Didot incisore, tipografo, rilegatore, crea finalmente un carattere in metallo che riproduce la corsiva inglese con lettere “legate”Un prezioso risultato, soprattutto per l’altissima precisione dell’incisione anche di corpi piccolissimi, creando dei perfetti punzoni inclinati, affinché le lettere si colleghino tra di loro. Questo fu un successo epocale e, finalmente, si sbloccò una situazione statica, aprendo alla tipografia sconfinati territori fino ad allora preclusi. La famiglia di Firmin Didot ha proseguito e contribuito per molti anni con i suoi eredi. Il figlio François fu creatore del “normografo” nonché della misura tipografica: il famoso punto Didot, che tutt’oggi adoperiamo. Nell’ottocento la corsiva inglese venne accuratamente insegnata in ogni tipo di scuola, ma divenne assai importante l’apporto che ebbe il carattere tipografico “corsivo inglese” per creare perfette composizioni da imprimere su “carta da trasporto” da incidere sulla pietra, evitando il lavoro divenuto troppo lento e oneroso del calligrafo. Si va quindi incontro alle nuove esigenze della rivoluzione industriale, già in atto, non togliendo nessun onore ai calligrafi che hanno comunque proseguito il loro prezioso lavoro fino ai nostri giorni.

Adesso parliamo del carattere Bodoni che ha, anche lui, una sua particolare storia. 

tre effe arti graficheGiambattista Bodoni (Saluzzo, 16 febbraio 1740 – Parma, 29 novembre 1813) è stato  incisore, tipografo, stampatore-rilegatore italiano e creatore del carattere a lui attribuito. Lavorò ancora adolescente nella tipografia della “Congregazione per la propagazione della fede” fondata da Gregorio XV per diffondere la dottrina della Chiesa Cattolica nel mondo. La sua vita continua ritornando nella tipografia della  sua famiglia, ma subito dopo fu direttore della Tipografia Reale di Parma. In seguito egli preparò le matrici per realizzare un prologo in francese, in italiano e in latino, stampato con il proprio carattere. L’opera contiene la traduzione in 155lingue del Padre Nostro ed è il più vasto catalogo alfabetico mai pubblicato prima. Ogni pagina è un’opera maestra di eleganza e di architettura tipografica, quasi ancora sconosciute nell’Europa di inizio secolo XIX. Da allora le numerose edizioni Bodoni ebbero un grande successo per l’alta qualità, per le ricche illustrazioni ed eleganti tipografie. Si racconta di un fatto curioso che ebbe in una corrispondenza con Benjamin Franklin su argomenti tipografici, a testimonianza della notorietà acquisita in campo internazionale. Intorno al 1798disegnò definitivamente un carattere dalle linee di contrasto con una estremità ben distinta che divenne il punto di partenza dei caratteri  “moderni”. Dopo la sua morte (nel 1813) la moglie Margherita pubblicò nel 1818 la sua più grande opera: “Il mondo tipografico”. In esso, oltre a esserci caratteri latini e esotici, ci sono un’infinità di ornamenti, vignette disegnate dal maestro, il tutto meravigliosamente stampato e rilegato, e ha al suo interno i primi caratteri moderni più evoluti, raffinati e  rigorosi, simili ma diversi a quelli di Joan Baskerville e di Firmin Didot con i quali collaborò strettamente in onesta competizione. Nella sua prefazione, Bodoni espone i quattro principi che costituiscono la bellezza di una famiglia di caratteri:1) L’uniformità o regolarità del disegno.  2) L’eleganza unita alla nitidezza.3) Il buon gusto.4) L’incanto: una qualità difficile da definire ma che è presente e si differenzia da quelle lettere che sembrano scritte con svogliatezza e con rapidità, mentre queste, al contrario, sono scritte con somma calma, come in un atto d’amore. Ecco, abbiamo accoppiato due caratteri diversi ma con una forte personalità, che si compendiano tra di loro. Conoscere queste differenze è educativo e professionale. Non sempre abbiamo la fortuna di poter fare certi abbinamenti. In questo caso si sono uniti due caratteri perfettamente confacenti e armonici.

Le loro affascinanti e differenti storie sono solo alcune delle tantissime che compongono l’Arte Tipografica storica.

Scritto da: Ugo Francalanci

Share Post :

More Posts

Lascia un commento