IL LIBRO: COME NASCE E COME È DIVENTATO
Nonostante la sua età di oltre venti secoli, è ancora oggi uno degli strumenti tra i più usati al mondo.
In questo articolo, andiamo insieme alla scoperta della sua origine millenaria e di come la tecnologia odierna lo ha trasformato.
Come nasce il libro?
Grazie a numerose ricerche storiche si può affermare che il suo antenato è sicuramente il rotolo di papiro egizio. Dal II sec. a.C. con il re Eumene II di Pergamo (la città che competeva il primato della più grande biblioteca del mondo antico) si diffonde l’utilizzo della pergamena che aveva un costo più elevato del papiro, ma consentiva di cancellare e riscrivere più volte. La pergamena più pregiata era il vellum e si ricavava dal trattamento della pelle di vitello.
Nei monasteri e nelle abbazie del Medioevo (gli unici luoghi in cui si producevano e conservavano i libri) vi era l’armarius, cioè il bibliotecario del monastero che organizzava il lavoro, forniva gli utensili e i materiali per la copiatura, ed era responsabile del patrimonio librario e dell’organizzazione dello scriptorium, cioè il luogo dove si effettuava l’attività di copiatura dei libri da parte degli amanuensi. La biblioteca dei religiosi era quindi l’unica esistente. Nel Medioevo non esisteva il possesso privato dei libri, salvo nelle case dei regnanti.
Come veniva costruito un libro?
Ogni libro richiedeva l’opera di più copisti. Nel caso di testi originali, la prima stesura era all’uso romano, su tavolette di legno coperte di cera, che i monaci trasferiscono poi in bella copia sulla pergamena. Diversa ma molto importante era l’attività del decoratore che disegnava i capilettera, eseguiva gli ornamenti e le miniature figurate. Finita la trascrizione, i quaderni (fogli di pergamena piegati a 8°) venivano prima riletti a confronto con l’esemplare in mano all’ armarius, quindi corretti, ordinati in sequenza e poi passati alla legatoria, che provvedeva a cucirli e legarli con copertina.
Normalmente i fogli pergamenacei tendevano a goffrarsi e quindi venivano stretti tra solide tavolette di legno rivestite in pelle (vitello, vacca, scrofa) o di un forte tessuto. Solo nel caso di libri sacri erano abbelliti da coperture in oro e argento con inserimento di parti in avorio, pietre dure e preziose, cammei e smalti, fino a sconfinare nell’oreficeria sacra, che induceva l’ armarius a spostare i libri dalla biblioteca al tesoro del monastero.
È al tempo di Carlo Magno che nasce il progetto di creare una fonte e una fioritura culturale che renda la corte di Aquisgrana degna dell’antica Alessandria, in competizione contro il potere carismatico di Roma. La professione del copista e quella del miniatore si specializzano. In un progetto calligrafico veniva usato la regolarità calligrafica. Veniva usato il maiuscolo, il minuscolo e il corsivo, e soprattutto la minuscola carolina, che sostituì il particolarismo divenendo scrittura più semplice.
I manoscritti decorati avevano tre caratteristiche principali: il valore di continuità con la tradizione ellenistica-romana, dalla quale riprendono sempre più modi e motivi; il valore artigianale della costruzione del libro paragonabile alle altre Arti, dalla tessitura al mosaico; l’intenso rapporto con le culture orientali, i cui tessuti variopinti e ornamentali offrivano spunti ai monaci miniatori.
Il miniatore poteva essere religioso o laico, ma portava la sua abilità da uno scriptorium a un’altro in base alle correnti del gusto. La tecnica non era molto diversa dalla pittura su tavola o su tela, i colori potevano essere chimici come il minio e il bianco di piombo, o vegetali come l’indaco, animali come la porpora, minerali come il vermiglione e il lapislazzuli, ovviamente legati con tuorlo o albume di uovo, o gomma arabica, o colle di animali, affinché potessero aderire alla dura superficie preparata della pergamena.
Questa è la storia antica dell’origine del libro, quella che lo ha portato fino ai nostri giorni con la scoperta della carta e della stampa, e lo hanno reso accessibile a tutti con le nuove tecniche riproduzione.
E oggi con l’arrivo delle nuove tecnologie elettroniche e digitali cosa è diventato?
Nell’epoca attuale, a circa 20 secoli di distanza dai primi tentativi editoriali, ci troviamo a osservare gli sviluppi del metalinguaggio di programmazione su cui si basano i fondamenti delle comunicazioni nel prossimo futuro. In base al principio che il libro è un formidabile strumento di immagazzinamento e di conoscenza, si sono aperte nuove frontiere. Un esempio sono i lettori di libri elettronici e-book, che consentono perfino di cambiare la dimensione dei caratteri adattandoli alla nostra percezione visiva. Ogni dispositivo può contenere 200 volumi.
Si può utilizzare il libro elettronico per consultare, leggere recensioni, acquistare libri, abbonarsi a quotidiani e riviste, ricevere notizie aggiornate ed effettuare ricerche in Internet. Gli utenti sono lettori e contemporaneamente autori di contenuti. Pesa circa 300 grammi, e permette di leggere per 30 ore consecutive con una sola ricarica di batteria. Lo schermo presenta pagine leggibilissime anche alla luce diretta del sole.
Cosa ne sarà del vecchio e caro libro di carta in futuro?
Ci auguriamo che possa continuare a sopravvivere come ha fatto fino ad oggi, perché è difficile resistere al fascino che emana un bel libro, sfogliarlo, sentire l’odore inconfondibile della carta e perdersi tra le sue mille righe. Capire la storia in esso racchiusa, significa avere una conoscenza particolare e possedere anche il piacere e il gusto del leggere, che da sempre aiuta a vivere meglio.