Aldo Manuzio: l’innovatore della stampa
Aldo Pio Manuzio è stato uno dei personaggi più importanti nel panorama della storia dell’editoria italiana per la sua innovazione, conoscenza e genialità.
Manuzio fu un grande innovatore del suo tempo: sistemò definitivamente la punteggiatura introducendo per la prima volta il punto come chiusura del periodo, la virgola, l’apostrofo e l’accento.
Inventò anche il punto e virgola per introdurre una pausa intermedia tra i periodi.
È stato l’inventore del corsivo che comparve per la prima volta nell’edizione stampata di Virgilio. Questo volume era in ottavo cioè un formato più piccolo di quello usato in genere per le grandi opere. Divenne quindi il primo libro tascabile, segnando una rivoluzione e innovazione di grande successo, tutt’oggi usata.
Aldo nacque a Bassiano, nel Lazio, tra il 1449 e il 1452 (la sua data di nascita è incerta) e morì a Venezia nel 1515.
In gioventù Aldo si dedicò allo studio del latino e del greco presso alcuni grandi maestri del tempo e, durante gli anni della giovinezza, prese consapevolezza della sua più grande ambizione, divenuta poi il suo progetto editoriale: preservare la letteratura e la filosofia greca e latina, diffondendo i capolavori in edizioni stampate.
Cominciò così la sua avventura di stampatore e tipografo quando, trasferitosi definitivamente a Venezia, grazie ad amicizie con diversi intellettuali importanti della città, fondò l’Accademia Aldina, un’istituto dedicato esclusivamente agli studi ellenistici, che vantò membri come Erasmo da Rotterdam, Pietro Bembo e Thomas Linacre.
Nel 1494 aprì la sua tipografia a Venezia, presso la quale iniziò a stampare i suoi primi libri chiamati Edizioni Aldine, considerati oggi tra i più prestigiosi e precursori dei libri tascabili perché contenevano tutte le novità tipografiche da lui introdotte: il corsivo, la grammatica greca, il formato in ottavo, la punteggiatura.
Nonostante il fiorire della sua attività di stampatore, il suo obiettivo primario rimase sempre la diffusione della lingua e della filosofia greca e la sua maggiore preoccupazione il mantenimento dell’altissima qualità delle sue edizioni, non alla portata di tutti ma per pochi.
L’opera più affascinante e stravagante pubblicata nella sua tipografia nel 1499, é la Hypnerotomachia Poliphili (“Combattimento amoroso di Polifilo in sogno”): è un romanzo allegorico che racconta e descrive il sogno erotico di Polifilo, il personaggio principale, ed è composto da 169 illustrazioni xilografiche. Secondo numerosi studi, il testo sembra essere attribuito oltre allo stesso Manuzio, anche a Leon Battista Alberi, Pico della Mirandola e Lorenzo dei Medici.
Dopo il matrimonio con la moglie Maria, figlia di un noto stampatore della città, la sua tipografia accrebbe maggiormente, anche grazie alla società con il figlio del Doge allora in carica, Agostino Barbarigo, e divenne l’editore più importante della città.
Nel 1509 la sua attività tipografica iniziò ad avere difficoltà e subì una battuta d’arresto, a causa delle pesanti sconfitte dell’esercito veneziano durante la battaglia di Agnadello. Fu costretto a rifugiarsi a Ferrara dove vi rimase per molto tempo, finché successivamente riuscì a tornare nella sua città.
Morì a Venezia nel 1515 e dopo la sua morte il suocero e i due cognati mandarono avanti l’attività della Tipografia Aldina fino al 1590.
In ogni libro non mancava mai il suo “marchio di fabbrica” (un logo, si direbbe oggi) costituito dal disegno di un’ àncora con un delfino, – l’ àncora rappresenta la solidità e il delfino la velocità – che aveva ricavato da un’antica moneta romana donatagli da Pietro Bembo. Questa incisione, pubblicata per la prima volta nel 1502, costituiva l’immagine del suo motto “festina lente” (affrettati lentamente), e comparso nel 1498 come dedica alle opere dell’amico Angelo Poliziano.